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lunedì, agosto 27, 2007

Leggendo Stanislavskij

il buon vecchio Kostantin mi sta dando diversi spunti di riflessione, dal punto di vista teatrale -e non solo.
Prima di tutto sono riuscita a capire meglio il mio rapporto con le due parti recitate in questi ultimi anni: Calibano de "La Tempesta" (Skakespeare) e Medea, di "Medea" (Euripide); il primo è un essere viscido che medita vendetta contro il proprio padrone -molto alla Smigol, tanto che Tolkien si è ispirato proprio a Shakespeare per il personaggio-, mentre la seconda è la potente maga tradita ed abbandonata da Creonte, suo sposo.

Ora, quanto al rapporto con il primo, credo di aver fatto un buon lavoro.
Accogliendo al meglio i "se" e le "circostanze date" fornitemi dalla mia insegnante di teatro, penso di essere veramente arrivata all' "io sono". Non a recitare, o ad interpretare un personaggio sul palco, ma a viverlo.
In quello spettacolo io ero il personaggio.
Quanto all'uovoallacoque, ero come eclissata. Regredita a coscienza vigile (mal funzionante, se tengo conto dei crampi che mi sono presi l'ultima volta, o dei problemi alla voce a causa del male utilizzo del diaframma).
Come sia stato possibile non lo so, anche se una spiegazione me la sono data: l'euforia della nuova insegnante.
Prima di allora avevo solo fatto 3 anni di teatro "registico", con un insegnante rigido su quei 2-3 punti imparati eoni fa chissà dove, che comprendevano il "non dare le spalle al pubblico", o la classica posizione a semicerchio. Tutto molto statico, e sempre e solo commedie di Campanile.
Con la nuova insegnante è come se fosse scattato qualcosa dentro di me.
La voglia di fare teatro e l'opportunità di "sfogarmi" ha fatto in modo di avere un briciolo di intuizione.

Con Medea è stato un fiasco totale.
In parte colpa dell'insegnante, a mio avviso: il recitare una tragedia è stato un passo troppo avventato, per ragazzi con poca esperienza. Senza contare che siamo tutti scaduti in clichès.
E poi, devo proprio ammettere che quei cori..
Sì, ok, fa parte del teatro classico il coro, che funge da commento o coscienza dell'attore principale ma.. dio, che coglioni!
Per non parlare poi del mio conflitto con la parte!
A meno di un anno dal tradimento di Ila-m, mi sono vista affibbiare la parte della Medèa triste per il tradimento subìto dal marito (abbiamo scisso Medea in 3 parti, per comodità).
Ora, è ovvio che in una situazione del genere il mio io-attore sia entrato in lotta con l'io-personaggio!
Insomma, mi rifiutavo di recitare la parte della donna distrutta dal tradimento.
Del resto, ho sempre detto che mi sarebbe venuta meglio la parte incazzata, la reviviscenza mi sarebbe venuta naturale.

E dopo questo papiro di blateramenti mi ritrovo a vedere sotto un'altra luce tutto ciò che mi accade. Ogni vicenda andrà a fare parte di quel "bagaglio emotivo" che mi servirà in scena, al fine di rendere più realistica e vera possibile l'interpretazione.
Al fine di raggiungere a completa unione fra l'io-attore ed io-personaggio.

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4 Commenti:

  • Alle 9:44 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

    ma il marito...nn era Giasone???? Oo
    excell

     
  • Alle 11:19 PM , Blogger giudaballerino ha detto...

    E' proprio vero che facendo bagaglio delle esperienze vissute si riesce a interpretare meglio un personaggio... ne so qualcosa io che interpreto prevalentemente ruoli comici, e i miei personaggi sono frutto di decine e decine di soggettoni ridicoli che ho avuto la (s)fortuna di conoscere :D

     
  • Alle 8:58 AM , Blogger MyP ha detto...

    Troppe troppe troppe parole. Il teatro è fatto di sensazioni, no? E' importante che il corpo sia libero e sciolto così che la mente possa far scivolare la recitazione al meglio ... :-) Dai che sei sulla buona strada. Già il fatto che tu sappia con sicurezza che questa è la tua strada, sei a metà dell'opera!!! :-) Un bacio, elo.

     
  • Alle 11:04 AM , Blogger UovoallaCoque ha detto...

    Puff, Excell!
    In un post così profondo, tu vai a cercare.. il pelo nell'uovo! :P

    Lapsus Freudiano, è Giasone, sì.

     

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