Stiamo bevendo un caffè

io e mamma, sedute in cucina, a guardare il tg "Costume e Società".
Il suo caffè è lungo, il mio -come dice lei- "neanche arriva alle labbra".
E poi d'improvviso, senza neanche che me ne renda conto, le domando:
"Quando andiamo in Puglia?"
"Shh!" mi zittisce senza ascoltarmi. Il servizio sulla salute è quello che le interessa di più.

Con la punta del cucchiaino raccatto la crema ai lati della tazzina, e mi scopro ad avere voglia di Puglia. Di paesini silenziosi ed afosi, lontani dalle grandi città. Quelli dove ogni abitante ha un pezzo di terra con gli ulivi, i "sicodianni", gli alberi da fico e i cespugli di capperi. Tutti delimitati dai muretti in pietra. Ho voglia di spiaggie piene di conchiglie, e di mare cristallino. Voglia dell'odore della pelle abbronzata e del sapore di quel pane abbrustolito con sopra l'olio.
Magari dopo gli esami. Magari potrei portarci Ila-m. Chissà.
Un viaggio dopo gli esami sì, quello ci dovrà essere di sicuro.
Magari assieme ad egi e sara-sca.