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martedì, aprile 08, 2008

La catarsi


La sede del laboratorio teatrale è in uno scantinato.

C'è questa grande porta metallica, grigia chiara, un po' scrostata, che ti fa pensare ad un parcheggio sotterraneo. Ed invece la piccola discesa di cemento porta ad un seconda porta. Più piccola e più robusta.
Dopo la porta, a destra c'è un minuscolo bagno. A sinistra, degli armadietti con l'occorrente per fare le pulizie. Continuando a dritto invece una porta a vetri, contro la quale rischio sempre di sbattere.

Poi cinque gradini.
Un pianerottolo sul quale sta un vecchio ma comodo divano. Altri cinque gradini. Ed infine lo spazio prove, con il pavimenento di linoleum nero, morbido, e quell'odore di gomma così familiare.
Ci cambiamo in un'altra stanza/sgabuzzino, e poi a piedi nudi iniziamo il training fisico, ascoltando la musica, che facilita la concentrazione.
Per un'ora e mezza sono solo muscoli tirati, scrocchi di ossa, respiri ritmati e sudore lungo la schiena. Sono capriole, salti, giravolte, corse e stop controllati, e da ieri (della seria "non si finisce mai di imparare!") anche ruote. Io, che non avevo mai saputo fare la ruota, al quarto tentativo ho ottenuto un buon risultato.
La musica mi facilita anche l'improvvisazione fisica.
Mi dimentico della mia goffaggine, e azzardo movimenti che, al di fuori del teatro, non farei mai.

Dopo una brevissima pausa, senza perdere nè concentrazione nè il lavoro muscolare, c'è un'ora di parte vocale. La mia voce passa dal diaframma al torace, alla bocca, al naso, alla testa.
E' incredibile quanto poco l'uomo conosca il proprio corpo. Ad ogni nota più alta che riesco a raggiungere senza il falsetto, o a quella più bassa che tocco senza raschiare la gola.. mi amo.
Mi sento completa, consapevole e padrona di me stessa.

Poi c'è la parte finale.
A volte lavoriamo su di un testo. Altre volte sull'improvvisazione.
Ma più spesso capita che sia Lui a guidarci, con la sua voce bassa e calma sopra le note della musica rilassante.

E' in questo modo che, ieri, è avvenuta la mia catarsi.
Mi sono vista dall'esterno, sono stata quello che credo di essere e sono stata quello che gli altri vedono in me.
"Ha le braccia incrociate sul petto, la tuta, le sopracciglia aggrottate e sembra simpatica. Ha la testa rivolta verso l'alto, è vestita con colori sgargianti, una gonna gitana e dovrebbe guardare gli altri in faccia quando le parlano. Ha le braccia incrociate dietro la schiena, è a piedi nudi e ha i pantaloni attillati con la canotta dorata, sembra che abbia qualcosa dentro: un'energia che prima o poi esploderà. Ha i capelli sciolti davanti al volto, i vestiti larghi che la nascondono ed è un peccato."

E poi sì, sono esplosa. Ho lasciato la mente correre indietro, indietro, indietro. L'ho lasciata frugare dolorosamente nel mio ventre, nelle mie viscere. Ha avuto il mio cuore fra le sue grinfie mentre i miei pugni si serravano fino a far diventare bianche le nocche.
Il mio corpo, scosso da tremiti, si è trasformato in una me sopita, fino a che un urlo di rabbia non ha sovrastato i pianti e le risate di chi mi stava attorno.
Poi c'è il conto alla rovescia.
E quando arriva lo zero riapri gli occhi e guardi incredula tutti gli altri, in quell'intimità tanto fragile che rischia di essere rotta al minimo movimento.
Dopo non parliamo quasi mai. Ci guardiamo negli occhi. A volte ci sorridiamo. A volte ci abbracciamo con amore fraterno, prima che arrivi l'imbarazzo a complicare le cose.

Ci ho impiegato un po' di tempo per capire che quello che ho vissuto era reale solo sul palco, mentre al di fuori dello spazio era solo finzione. Solo un richiamo di emozioni passate.
Ma quando finalmente l'ho capito, mi sono sentita meglio.

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4 Commenti:

  • Alle 11:34 AM , Anonymous Anonimo ha detto...

    Volevo solo avvisarti che nel tuo blog c'è un malawer! Prima che infetti tutti gli utenti che entrano, ti consiglio di togliere codici HTML strani, contatori o cose non sicure

    Queen

     
  • Alle 4:14 PM , Blogger MyP ha detto...

    Fingere di essere qualcun altro su un palco, ma riuscendo cmq a far tuo il personaggio dev'essere qualcosa di emozionante.
    E poi è un pò come nelle squadre sportive, più o meno. C'è quell'unità, quella forza e debolezza comune che rende il tutto ancora meglio.

     
  • Alle 7:31 PM , Blogger UovoallaCoque ha detto...

    Grazie Queen!
    Ho tolto una parte di HTML sospetta, spero che sia quello il problema!

    J, non saprei.
    Ho sempre fatto sport individuali: nuoto, corsa, un po' d'atletica.. il senso del gruppo l'ho appreso sul palco =)

     
  • Alle 12:09 PM , Anonymous Anonimo ha detto...

    Rivoglio il teatro.
    excell

     

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