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mercoledì, dicembre 31, 2008

Prendo i miei tempi

Oggi avevo bisogno di stare un po' da sola.
Non per cattiveria, o per pensare chissà a cosa.
Semplicemente per avere un po' di sana solitudine.

E l'ho avuta, a mio modo: prima di accompagnare ila-m dal dottore ho fatto una breve passeggiata sulla spiaggia. E' stata una di quelle giornate di sole che sembrano primaverili, e così ne ho approfittato per fare la lucertola su degli scalini di una baracca in riva al mare.
Ho fatto un po' di foto e ho anche scribacchiato, con tanto di pennino e china, sul quaderno che ho ricevuto come regalo di natale da S. Uno dei tanti, piccoli, utili regali che mi ha fatto..
Fra questi regali anche l'ultimo cd di Tracy Chapman, artista a me prima sconosciuta, che mi ha fatto da colonna sonora per tutta la serata: ascoltandola ho guidato la Limitata verso i posti in cui amo stare da sola, ho guardato le stelle fumando una schifosa Chesterfield occasionale, e ho pianto come una cretina senza un motivo preciso.

Ho anche tirato le somme di questo controverso 2008 ormai agli sgoccioli.
E' stato un anno in cui ho capito molte cose, e preso decisioni.
E' stato un anno in cui sono morte delle persone per me importanti. Altre invece sono state male, chi più chi meno gravemente.
E' stato un anno in cui certe distanze si sono accorciate, ed altre infinitamente, dolorosamente, allungate.
Non credo che sia stato un anno più speciale o terribile degli altri: credo che sia stato semplicemente un anno della mia vita.
E di anni come questo, nonostante tutto, credo (e spero) che ce ne saranno tanti, tanti altri.

Forse questa è una serata ottimista, non lo so.
Ma aspetto il nuovo anno semplicemente con curiosità.
Sì, curiosità.

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lunedì, dicembre 29, 2008

Il peggio è passato

Strano.
Sono passati solo dieci giorni dall'operazione, e a me sembra che siano trascorsi mesi.
Dall'ultima volta che ho scritto qui ne sono successe di cose, sia belle che brutte: dal vederla tornare a mangiare qualcosa di consistente allo starle vicina nei momenti di depressione, dall'aiutarla a compiere i primi passi, al farla ridere facendo uno stupido balletto nel corridoio mentre le mettevano l'ennesima flebo.
Ed è stato bellissimo lavarle i capelli nel lavandino, o leggerle la rassegna stampa del giorno, comprarle la teiera e la crema per le mani dall'erborista di fiducia.
Gli imprevisti ovviamente non sono mancati: le è venuta una flebite alla vena, e la membrana esterna dell'intestino le aveva tappato un drenaggio che non ne voleva sapere di uscire. I dottori senza mezzi termini e con un Placebo (a cui ila-m non ha creduto) glie l'hanno strappato via a forza: le urla si sono sentite fin fuori dal reparto.

Ma l'importante è che il peggio sia passato.
Ieri mattina l'hanno dimessa, ed anche se non è a casa nostra.. l'importante è che non stia più in quella gabbia bianca che puzza di semolino e di medicinali.
Rimangono da togliere solo alcuni punti, poi gli ultimi controlli e accertamenti.. e fra un paio di mesi torneremo alla nostra vita.

In tutto questo ho capito l'importanza delle amicizie, scoprendo di averne molte più di quante ne immaginassi (e non grazie a facebook!). Ha ragione Giulia quando dice "A volte quello che ci vuole è una cena di puro divertimento con le persone giuste", ed è per questo che mi sono ritrovata a preparare dei disgustosi gnocchi di zucchine e dei topini di colloso purè di patate,per una cena vegetariana, il tutto reso mangiabile solo dalla grande quantità di vino rosso. O a fabbricare una casetta di pan di zenzero rigorosamente comprata all'IKEA e svegliarsi la mattina dopo, a casa di egi, con una voce simile a quella di Amanda Lear e con un dread in testa.

Ed in fondo è stato bello anche passare il Natale a casa di amici di famiglia, scoprendo con stupore che a distanza di anni non è cambiato poi più di tanto: sono sempre quella che ti svuota l'armadio dai vestiti che non usi più, eh? ;)

E nonostante tutto di regali belli ne ho avuti questo Natale: primo fra tutti l'averti ancora al mio fianco, il libro di Carlos Ruiz Zafon, Le Venti Poesie d'Amore e la canzone disperata di Neruda, le risate in compagnia, le notizie della Sfranta disperso da qualche parte ad Edimburgo.

Ma soprattutto la consapevolezza della bellezza delle piccole cose.

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lunedì, dicembre 22, 2008

Piccole grandi sorprese

Il mio più bel regalo di Natale (anticipato) è il miglioramento quotidiano di ila-m.
Oggi è stato un giorno meraviglioso: lo stomaco è ripartito e adesso può bere acqua, thè e succhi di frutta. Le hanno tolto la morfina ed il catetere, ma soprattutto riesce a stare seduta sulla poltrona per un'oretta, ovviamenre quando è sotto l'effetto della puntura antidolorifica.
Riprende lentamente le forze, insomma.

Un po' come Guernica, che domani verrà dimessa per ritornare il 28.
Il culmine della sua mobilità è stato quando continuava a togliersi l'apparecchio acustico, e a far fischiare gli auricolari. Ila-m non riusciva a prendere sonno a causa del fischio, e così mi sono avvicinata al lettino di Guernica e ho tentato (invano) di farla ragionare:
"Si rimetta l'apparecchio!!" Fìììììììììììì!
"EEEEHH?!" Fììììììììììì uììììì!
"L'apparecchio, se lo rimetta!" Fìììììuìììì fììì!
"Signorina, mi faccia scendere per piacere!" Fìììfììììì!
"No, non si scende oggi, si scende domani!" Fììììììììuììììfììììììfìììììì! mentre la rimbacuccavo "Su, si rimetta l'apparecchio!" Fììììììuìììì!
"..quale apparecchio?" Fììììììììì!
"
QUESTO!"

E glie l'ho accidentalmente spento.

domenica, dicembre 21, 2008

E' stata una lunga notte

quella appena trascorsa.
Sono riuscita a passarla in ospedale,con la complicità di sua sorella e inventando un sacco di stronzate ai miei.
Non so quanti caffè ho bevuto che non erano necessari: non sarei comunque riuscita a prendere sonno.
Vederla dormire sotto morfina e antidolorifici, con tutti quei tubi che escono da sotto il lenzuolo è tremendo. C'era quello per la bile ed i succhi gastrici (fortunatamente tolto stamattina) che le partiva dallo stomaco, passava per la gola e le usciva dal naso. Poi i due dei drenaggi, il catetere, le flebo.. non riesco a capire come io non sia svenuta, a differenza di sara-sca che ieri mattina è caduta giù come una pera, con il risultato che mi sono divisa fra il pronto soccorso e il reparto chirurgia.
Non so quanto ho pianto, cercando di non singhiozzare per non svegliare lei e la sorella che è crollata dopo poco sulla poltrona.

Vorrei starle accanto sempre, 24 ore su 24. Non mi importa di nient'altro: mangiare, bere, dormire. Niente ha senso. Mi basta solo starle accanto, tenerle la mano, farle i massaggi leggeri sui grandi cerotti bianchi per tentare di stimolare lo stomaco che ancora non vuole ripartire, di contare le gocce che cadono dal sacchetto della flebo, di bagnarle le labbra con la garza imbevuta di acqua, di controllare che la morfina non sia finita, di scoprirla quando ha caldo e coprirla quando ha freddo, e di farla ridere un po' facendo il verso alla vecchia del lettino di fronte che ha chiacchierato come una pazza per tutta la notte, e che assomiglia in modo terrificante al cavallo del Guernica di Picasso.
E so che non dovrei farla ridere, perchè le tirano i punti sulla pancia.. ma vederla sorridere anche solo per un istante mi fa sentire il cuore caldo. E sarebbe stato sicuramente meno doloroso se tutto questo fosse successo a me. A me, non a lei.

C'è di positivo che la ripresa è ad un buono stato. Stamattina, mentre ero a dormire un paio di ore da egi, l'hanno messa a sedere sulla poltrona, per una mezz'oretta.
Ed io aspetto con ansia il giorno in cui le toglieranno i drenaggi.Aspetto di poterla riabbracciare, fragilmente, di toccarla come si toccano i papaveri, di darle cento baci sulle cicatrici per ogni punto di sutura.

Perchè non si guarisce solo con l'amore?

venerdì, dicembre 19, 2008

Come un disco rotto

da tutta la sera ripeto le stesse cose a quelli che mi chiamano, e che sono sempre di più mano a mano che la voce si sparge. Peccato che il ripetere non sia direttamente proporzionale a non sentire dolore, anzi: su di me ha esattamente l'effetto opposto.

Succede che oggi pomeriggio ila-m è stata operata per quella che i medici credevano fosse un'appendicite, ma che invece si è rivelata una emorragia interna causata da una ciste ovarica infettata. L'emorragia le ha fatto perdere una buona quantità di sangue, motivo per il quale quando sono andata a trovarla all'ospedale (ovvero dopo aver preso al volo il primo treno che mi è stato possibile prendere) era di un bel colore bianco-trasparente, oltre ad avere tubi e tubicini sparsi in qua e là. Un bianco a chiazze rosse, perchè ad un certo punto le è uscita fuori questa specie di orticaria di cui non si sa il motivo, e che adesso è tenuta a bada con il cortisone.

Ovviamente vederla in questo stato mi ha fatto avere una delle mie tipiche reazioni, da evitare in questi casi: scoppiare a piangere di fronte a lei, che ancora intontita dall'anestesia si domandava il perchè sentisse ancora male se l'operazione era stata fatta. Al che le abbiamo spiegato che non è andata propriamente come pensava.

"Te come stai?" è la domanda più frequente.
Già, come sto..
Come vi sentireste se vi fosse negato di trascorrere la notte in ospedale, accanto alla persona amata, perchè ufficialmente non siete nulla in confronto a lei.. quando invece ieri era il vostro mesiversario di 4 anni e 4 mesi passati assieme?
Come vi sentireste se l'unico contatto a voi concesso fosse una carezza, per non far sospettare niente ai parenti?
Frustrante. Semplicemente frustrante.
Oltre al fatto di sentirmi in colpa per non aver fatto di testa mia e non avere insistito a chiamare la guardia medica la sera prima che partisse, quando accusava i dolori all'addome.

E' assurdo, mi sembra tutto così assurdo. E il peggio fortunatamente è passato. Adesso bisogna solo aspettare che si riprenda.
Domani mattina andrò presto in ospedale: spero di eludere la covata di parenti battendoli sul tempo, e di sgattaiolare nella stanza giusto il tempo di un bacio. Che sicuramente provocherà un attacco cardiaco ad una delle 3 vecchiette che le fanno compagnia nella stanza.

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sabato, dicembre 13, 2008

La ragazza del binario numero 9

Ogni martedì e giovedì sera alle 21.07 arriva al binario 4 della Stazione Rifredi la Ragazza del binario numero 9.
Sparisce per una manciata di minuti e riappare con un biglietto che timbra alla macchinetta del sottopassaggio: è quello che suppongo, perchè quando riemerge dalle scale lo piega e lo infila in una tasca dei jeans.
Io sono sul binario opposto, il numero 8, ad aspettare la coincidenza per più di mezz'ora, così ho tempo per guardarmi attorno e ci ho messo un po' ad accorgermi di lei.
Ha un'aria un po' dimessa: con questi capelli marrone scuro lunghi fin quasi a metà schiena tenuti alla rinfusa. A volte li tiene legati con un laccino, o con una molletta. Come cappotto usa spesso un largo maglione blu, a maglie larghe, che le arriva fin quasi alle ginocchia. A tracolla una borsa in tela esageratamente rigonfia, ed al collo ha sempre una macchina fotografica di quelle semi-serie.

E' dopo aver superato i distributori di patatine e schifezze varie che inizia a comportarsi in maniera strana: spesso capita che si avvicini furtivamente al cestino della spazzatura, e sposta in avanti il collo per sbirciarvi dentro. A volte arriva a puntarci l'obiettivo della macchinetta, come se all'interno ci fosse qualcosa di molto, molto interessante.
Altre volte se ne resta semplicemente seduta nella prima panchina, ad osservare in maniera fissa la base dei distributori.
Questa settimana, invece, l'ho sorpresa a far cadere qualcosa per terra: spinta dalla curiosità ho aspettato che prendesse il suo treno, quello delle 21.33, ed ho approfittato dei minuti che mi rimanevano prima di prendere il treno per andare a vedere cosa fosse.

Era un pezzo di formaggio.

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mercoledì, dicembre 03, 2008

Poteva essere un ottimo inizio mattina

Me ne stavo tutta raggomitolata sotto le coperte, al caldo, e facevo uno di quei strani sogni che sfumano via nella memoria con il riveglio.
Ho anche sentito ila-m che mi ha dato un bacio leggero sulla guancia prima di andare all'Uni, e devo aver mugugnato "Gnnmhgfmmh..", che nel mio linguaggio in dormi-veglia significa "Noo amore non te ne andare!!": mugugno di cortesia, visto che ho ripreso tranquillamente a dormire, fino a quando..
Già. Fino a quando..

Fiiirulìììì Firulàààà Fì fì fìììì

Ohmmioddio no.
No vi prego no: il fischiettìo preannunciatore del Signor Burns NO!
E invece sì.. era proprio lui. Ne ho avuto la conferma mentre tonf, tonf tonf saliva inesorabilmente gli scalini, verso il piano di sopra (alias quello della nostra camera). Poi l'ho sentito passare oltre, oltre il corridoietto, oltre la porta del bagno.. fino a raggiungere la mansarda.
E ha iniziato a martellare.
E' stato l'inizio della fine: di lì a poco è arrivata la moglie, ed i suoi passi pesanti erano accompagnati da una nenia arcaica che solo più tardi ho scoperto si trattasse di "Emozioni" di Lucio Battisti.
Come l'ho scoperto?
Ma con un acuto di "...mozioniiiiiiiii!", che domande.

Quando ormai ero lì lì per sciogliere le candele profumate per farmene due tappi in cera è arrivata anche la donna delle pulizie che, dopo aver suonato il campanello diverse volte (chi fra martellate, chi fra "..mozioniiiiiii" nessuno la sentiva), ha aperto la porta con le chiavi (farlo prima no eh?) ed ha raggiunto il Signor Burns, chiedendo discretamente: "Ma per caso c'è qualcuno che dorme?". La risposta non è tardata ad arrivare, fra una martellata e l'altra STONK STONK STONK "No no!" STONK STONK "Vai tranquilla!"

Mi sono fatta forza.
Ho lasciato perdere le candele e sono scesa in cucina a prepararmi la colazione.
O meglio, solo a scaldarmi il latte visto che il mio teasure mi ha fatto trovare già tutto pronto sul tavolo.
Pochi secondi più tardi altri due coinquilini sono sbucati in cucina con la mia stessa vena omicida nello sguardo.

Vendetta.. tremenda vendetta..

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martedì, dicembre 02, 2008

La stupida romantica attrice e la solita stronza di sempre

Perchè è inutile far finta di nulla. Ed io non lo faccio: lo ammetto.
Dopotutto resto la solita stronza di sempre,con il mio sadico ghigno cinico alla vista di un risultato previsto da tempo.

E sono queste dannate, innumerevoli imperfezioni a farmi mantenere le distanze dagli altri.
A non permettere loro di oltrepassare la linea gialla. Perchè io, a lungo andare, divento deleteria.
Tipo avvelenamento da mercurio.
E non lo faccio apposta, davvero. E..e neanche per divertimento.
Semplicemente non sono fatta per mantenere i tipici rapporti di amicizia. Quelli che tutti, o quasi, tendono ad instaurare.
Riesco a stare bene assieme a qualcuno per massimo un paio d'ore, e dopo subentra il fastidio.

E' come se avessi una soglia d'amicizia molto, molto bassa.
E ciò può non risultare gradevole ai più. Senza il "può".

Ma che ci posso fare?
I can't change my moud.